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Giornata di Studio – 26 Gennaio 2019

Giornata di Studio – 26 Gennaio 2019

Durante questa giornata vi proporrò dei percorsi funzionali attraverso l’insegnamento di CAM e IF. L’una in relazione all’altra aiuteranno a comprendere la logica-progettuale.

Se avete qualche argomento che vi interessa sviluppare sarò lieta di valutare la vostra proposta con attenzione. Nel caso vi chiedo cortesemente un preavviso.

Chi ha studiato e continua a studiare con me conosce la particolare cura della mia modalità di conduzione. L’attenzione con cui gli argomenti sono trattati, è di interesse per tutti gli insegnanti del Metodo, esperti e non.

La giornata di studio si svolgerà nello studio di Via Lusardi 8, MI

dalle 10 alle 17.30 con circa 1 ora e 30’ di pausa.

La quota di partecipazione è di € 80.00 (iva escl).

Cortesemente vi chiedo di comunicare la vs. partecipazione almeno 2 settimane prima della data di ciascun incontro.

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Intervista a Cinzia Faccin a cura di Rossella Buongiorno

Intervista a Cinzia Faccin  a cura di Rossella Buongiorno

Cinzia Faccin

 Intervista tratta da www.feldenkraispugliabasilicata.com

Dopo gli studi artistici, da sempre affascinata dal movimento umano, inizia a studiarlo da diverse prospettive, fino a trasformare questa passione in professione.

Nel gennaio del 1992 si diploma nel Metodo Feldenkrais con la guida di Ruthy Alon. Nel luglio 1998 diventa Assistente Trainer.

Insegna regolarmente in corsi di formazione e di post-formazione.

Svolge inoltre la sua professione con il pubblico nello studio di Milano, città dove vive.

Buongiorno Cinzia!

Qual è l’aspetto del Metodo che più l’affascina? Come è stato il primo incontro?

Il mio primo incontro con il Metodo Feldenkrais avvenne nei primi anni ’80 in un Work Shop pubblico condotto da una grande insegnante, purtroppo ora scomparsa, Myriam Pfeffer.

Fu un’esperienza davvero unica.  La mia educazione in generale e la mia esperienza legata al movimento mi impedivano in quel momento di comprendere che quelli che mi apparivano come escamotage per aggirare, senza affrontarli veramente, gli ostacoli e le difficoltà incontrate durante i processi di apprendimento, fossero in realtà sottili strategie per risvegliare il Sistema Nervoso a sperimentare, per poi riconoscere schemi più efficaci e funzionali nei confronti dell’azione intrapresa.

Tuttavia, nonostante le mie resistenze e critiche nei confronti di quel modo di procedere, c’era qualcosa di interessante che mi spinse a partecipare ai successivi WS.

Mi iscrissi quindi a un ciclo di lezioni di gruppo CAM (Consapevolezza Attraverso il Movimento) tenute da Mara Della Pergola, e iniziai a incuriosirmi sempre di più. Fu proprio in quel periodo che ricevetti da Mara la mia prima lezione individuale (IF  Integrazione Funzionale). Infine, fu l’esperienza in un WS condotto da Ruthy Alon a risvegliare in me sensazioni ed emozioni così profonde e a farmi decidere di intraprendere la Formazione Feldenkrais.

Fu una scoperta, e a dire il vero continua ad esserlo. Ancora adesso, dopo tanti anni rimango sempre piacevolmente sorpresa della ricchezza di questo Metodo. Leggo, studio, mi metto per terra e sperimento dei processi, e ogni volta scopro qualcosa che prima mi era sfuggito, vedo collegamenti non compresi prima. Ciò che continua ad affascinarmi  è il modo con cui questo Metodo mi permette di avvicinarmi ad aspetti della nostra umanità attraverso l’unicità del suo sistema pedagogico esperienziale.

Ricorda cosa ha provato durante la sua prima Integrazione Funzionale?

Avevo fatto una brutta caduta sul ghiaccio,  con conseguente sub-lussazione del coccige. Avevo ricevuto altri trattamenti che mi avevano aiutata moltissimo, ma rimaneva un dolore sordo e costante. Così decisi di provare anche la via Feldenkrais. Fu un’esperienza che definirei insolita, unica. La ricordo come fosse ieri: le posizioni in cui ero messa, quelle mani gentili e rispettose che mi muovevano, il mio stupore per essere toccata ovunque e non solo dove era localizzato il problema. Ricordo perfino i pensieri che in quel momento mi attraversarono la mente. Ricordo quella strana sensazione di quando mi alzai in piedi, frastornata dalle mie stesse sensazioni ed emozioni. Non capivo cosa fosse accaduto ma mi sentivo diversa, piacevolmente diversa …

Dopo aver terminato la sua Formazione Feldenkrais ha deciso di diventare Assistant Trainer. Come ha maturato questa decisione?

E’ proprio in quei quattro  anni che mi resi conto di quanto questo Metodo andasse al di là del movimento del corpo, ma coinvolgesse il mio intero essere. Ne ero talmente affascinata che successivamente, come appresi la notizia di una nuova Formazione, chiesi di potervi partecipare.

Certo, i practitioners ospiti di una Formazione vivono un po’ nel limbo: partecipano alle attività, ma non fanno parte degli allievi per non disturbare il loro percorso formativo, né fanno parte dello staff dei docenti. Hanno però una duplice opportunità: rivivere momenti già esperiti vedendo le risposte degli allievi, e osservare come i docenti usano diverse strategie per creare le migliori condizioni di apprendimento.  E’ proprio questo secondo aspetto pedagogico che ha destato in me l’interesse che mi ha spinto a desiderare di insegnare nella Formazione. E’ in quel momento che mi si è chiarita l’assoluta  complementarità delle due modalità di insegnamento (lezioni di CAM e IF).  La possibilità di frequentare una o più Formazioni, dopo la propria, può essere una grande opportunità di studio e approfondimento. E’ a questo punto che ho intrapreso il percorso per diventare Assistant Trainer.

Ha delle idee su come diffondere il Metodo Feldenkrais in Italia, senza che perda le sue caratteristiche ?

Penso che il modo migliore per far conoscere questo Metodo così semplice e allo stesso tempo così complesso, sia nella abilità e qualità di come noi lo insegniamo. Il “passaparola” è il modo migliore per farsi conoscere perché è supportato dalle esperienze dirette dei nostri allievi. E’ il primo gradino per poi poter partecipare a eventi e manifestazioni.  E’ la qualità, l’abilità di ciascun insegnante Feldenkrais che sta alla base della piramide della diffusione. Dobbiamo essere attenti nel nostro lavoro a non confonderlo con altro, a dare messaggi chiari affinché chi ne fruisce  possa apprezzarne il potenziale.

Il nostro Metodo è unico. La  difficoltà della sua diffusione non sta nelle campagne pubblicitarie sbagliate o insufficienti. Penso che la difficoltà maggiore stia nel fatto che il Metodo richiede di pensare, di mettersi in gioco in prima persona, di porsi delle domande su se stessi, sui propri comportamenti e di diventarne consapevoli. Scherzosamente spiego ai miei allievi che non possono lasciarmi la loro schiena e passare dopo una oretta a riprenderla come fosse l’automobile, la loro schiena sono loro. Delegare a qualcun altro il proprio benessere senza  assumersene  la responsabilità è decisamente più facile. Purtroppo è ancora il tipo di messaggio è ciò che maggiormente viene diffuso dai media.

Ritiene che la Formazione Feldenkrais sia completa così com’è?

Come diceva Feldenkrais non siamo alla ricerca della perfezione ma della possibilità di migliorare. E io sottolineerei: a patto di rispettare l’essenza del Metodo e non perderne l’identità.

Dalla mia Formazione a oggi sono passati parecchi anni. Da quando sono diventata  Assistente Trainer nel 1998, ho insegnato come Assistente ogni anno, anche per più periodi nello stesso anno. Di cambiamenti ne ho visti tanti.

E’ stata una ricerca continua da parte del corpo dei docenti, coadiuvati dal Direttore Educativo, per migliorare il proprio insegnamento ai fini di stimolare e facilitare l’apprendimento del Metodo agli studenti.

Ricordo momenti particolari in diverse Formazioni – Firenze, Roma, Milano – dove i Trainers  proposero delle modalità davvero inusuali al gruppo, laddove “inusuale” non significava però allontanarsi dall’insegnamento del Metodo.

Il Metodo Feldenkrais ha un potenziale enorme e neanche del tutto conosciuto.  Nelle Formazioni il tempo non è mai abbastanza per soddisfare tutte gli interrogativi che emergono. Dovremmo concentrarci ancor più nello studio del  Metodo stesso e far attenzione a non cadere nella trappola del non sentirci adeguati.

La mia formazione accademica è nell’ambito delle arti figurative. Sia durante la Formazione sia successivamente nella professione di insegnante Feldenkrais, non mi sono mai sentita a disagio per la non conoscenza specifica nell’ambito della “cura” del corpo, anzi ciò mi ha fatto sentire libera di interessamene come volevo e quando volevo senza alcuna sovrastruttura o pregiudizio. Sinceramente penso che all’interno delle scuole di Formazione ci si dovrebbe concentrare esclusivamente sull’insegnamento del Metodo dedicandoci tutto il tempo e l’attenzione possibile senza la preoccupazione di dover acquisire altre competenze. Non curiamo nessuno né in ambito fisico né psicologico. Anche quando diamo  lezioni a persone  con patologie, noi ci rivolgiamo alla parte sana della persona, a quella caratteristica umana che è la capacità di apprendere qualsiasi cosa a qualsiasi età e condizione: siamo insegnanti.  Il nostro Metodo è unico e va trasmesso rispettando la sua unicità. E’ un prezioso ”strumento” per diventare esseri umani consapevoli e liberi. Come diceva Moshé Feldenkrais : “maturi”.

E’ proprio il rispetto di questo pensiero che è stato sempre punto di riferimento, nella mia attività lavorativa come nella vita.

Che  consiglio darebbe a chi decide di intraprendere questa professione?

Non amo dare consigli ma esprimo solo  dei pensieri. E il mio pensiero al riguardo è che non  conosco una sola persona per cui una esperienza come quella della Formazione non sia consigliabile come strumento di conoscenza e arricchimento di sé.

Se poi si volesse intraprendere questo percorso e trasformarlo nella propria professione, mi sento di fare una considerazione che ritengo fondamentale. Come tutte le professioni, anche questa richiede dedizione a tempo pieno ed una continua disponibilità ad imparare, solo così si ha la possibilità di entrare nella profondità Metodo comprendendone le potenzialità.

Se tornasse indietro nel tempo rifarebbe la Formazione?

Non ho il dono di vite parallele … ma non so immaginare la mia vita senza il Feldenkrais.

Si, sono soddisfatta di questa scelta. Ho avuto l’opportunità di studiare con molti insegnanti del Metodo  eccellenti, alcuni sono venuti a mancare,  con altri ho il piacere di studiare ancora oggi.

Mi ritengo inoltre molto fortunata e onorata di aver incontrato nella mia vita Ruthy Alon. Onorata della sua vicinanza e del suo affetto, felice di continuare a studiare e insegnare al suo fianco: e fortunata perché è stata la persona giusta, al momento giusto e io l’ho saputa riconoscere.

Un caro abbraccio a tutti e buona vita.

Cinzia Faccin

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